Il viaggio di un chicco di grano
di Giulia Bombana
Ero un piccolo chicco di grano ancora di colore verde ma che stava crescendo e seccando sotto il caldo sole. Passavano i giorni e le notti fino a quando mi ritrovai in enormi ceste insieme a molte altre spighe tagliate, ero spaventato, continuavo ad essere trasportato da un camion all’altro, da una cesta all’altra fino a quando finalmente riposo. Non stavo più all’aperto a godermi i raggi del sole e non potevo dissetarmi più con le piogge estive ma ero in una struttura illuminata da fredde luci bianche nel quale un costante frastuono di macchine in azione non mi lasciava in pace. Passavano le ore e nuovamente venivo trasportato da una parte all’altra finché, d’un tratto sentii tutto il mio corpo comprimersi a tal punto da ridursi in polvere.
Ero diventato farina, trasportata su un rullo fino cadere in un sacchetto chiuso e sigillato vengo messa in una scatola e dopo un lungo e faticoso tragitto mi ritrovai su uno scaffale insieme a molti altri sacchetti di farina uguali a me. Ero lì, e osservavo degli esseri che passavano, mi guardavano e andavano avanti oppure prendevano altri prodotti. Proprio quando mi stavo chiedendo se anche io avrei fatto quella fine mi ritrovai nelle mani di uno di questi. Dopo un po’ vengo versata in una ciotola, altri alimenti si aggiungono a me e veniamo tutti mischiati risultando un composto unico. Mi sentivo diversa, avevo assunto un aspetto differente, compatto, omogeneo e tondo. Sentivo poi un gran calore che non era come quello del sole ma decisamente più ardente e soffocante, mi gonfiai e diventai di un colore dorato.
Ero diventato un vero e proprio panino, emanavo un gran profumo ed ero in una tavola, circondata dagli esseri che mi avevano preparato. Osservavo ogni loro mossa, uno di questi prese un attrezzo affilato e è inutile dire che un quarto del mio corpo finì nel suo stomaco. Volevo scappare tornare ad essere un chicco di grano invece rimasi solo in un angolo della cucina a rinsecchire sempre di più. Era passato molto tempo ormai, ero duro come un mattone e già immaginavo che fine avrei fatto, in uno sporco e umido bidone della spazzatura. Il tempo sembrava interminabile fino a quando mi misero in un recipiente che però non era un bidone. Sotto di me vi erano delle lame molto affilate che si azionarono e giravano velocissime, nel giro di pochi secondi mi hanno ridotto in briciole. Vengo poi trasferito in un piatto nel quale delle fette di pollo ricoperte di uovo sbattuto vengono appoggiate su di me. Mi continuavo ad appiccicare su ognuna di loro fino a quando nel piatto non rimase nulla. Nuovamente sentii bruciare tutto il mio corpo precedentemente frantumato ed assunsi un colore ancora più scuro, ero diventato una cotoletta! Un'altra volta vengo messo in tavola e fu proprio in quel momento che capii che le mie fatiche non erano sprecate, di me non rimase neanche un pezzetto. E’ stato un viaggio lungo e faticoso ma sono servito a qualcosa per fortuna. Mi sono rattristato molto quando pensavo di essere inutile e invece ho saziato un’intera famiglia, trasformandomi più e più volte in alimenti diversi.